Lorenzo Terán è un buon presidente ma abulico. Il capo di Gabinetto, Tácito de la Canal, è servile, corrotto e sedizioso. Il ministro degli Interni, Bernal Herrera, è un uomo il cui stile morigerato fa da contraltare a una grande ambizione, ma è tenuto sotto scacco da una macchia nel suo passato. Il colto e severo generale Mondragón von Bertrab, intoccabile ministro della Difesa, è il custode di quella fragile stabilità che impedisce al paese di precipitare in una guerra civile, e soprattutto è l’unica persona in grado di tenere a freno il capo della Polizia, Cícero Arruza, che non ha più nemici perché li ha ammazzati tutti. Il Vecchio dei portici, che dispensa saggezza a chi abbia voglia di ascoltarlo, nasconde un prigioniero illustre, la cui liberazione potrebbe ribaltare gli equilibri politici. Tutti diversi, ma tutti uniti da un’insaziabile sete di potere, tutti in lotta per lo stesso obiettivo: la successione alla Presidenza, conquistare fi nalmente il Trono dell’aquila. Solo una donna si ritrae da questa lotta, perché ne è lei stessa la burattinaia. Misteriosa e intrigante, María del Rosario Galván un giorno promette al suo giovane spasimante Nicolás Valdivia: «Tu sarai presidente del Messico». In un paese rimasto all’improvviso senza telefoni, fax, e-mail, computer, rete, satelliti, l’élite politica è costretta a ricorrere alla comunicazione epistolare. Parole che non dovrebbero essere neanche pensate si riversano copiose, senza pudore, nero su bianco. È grazie a questo semplice e perfetto espediente che Carlos Fuentes costruisce un insolito thriller epistolare, dove ogni intrigo, ricatto, segreto, inganno, passione e tradimento è svelato. «La fortuna politica è un lungo orgasmo, mio caro. Per essere duraturo, il successo deve essere mediato e lento ad arrivare.» La lotta per il potere, che nulla ha a che fare con la lotta politica, è descritta nei suoi meccanismi più oscuri e perversi, che il lettore italiano non potrà non sentire vicini.