Nel 1941, traducendo per la rivista cinematografica Bianco e nero uno dei capitoli di questo libro, Mario Praz scriveva: «Il Guzmán, nato nel Messico nel 1890, poco più che ventenne entrò nella carriera politica, si distinse come oratore in qualità di delegato della Convenzione Costituzionale Progressista, ebbe vari incarichi durante la rivoluzione di Carranza, dal quale venne fatto arrestare allorché si schierò per Villa; ministro della guerra sotto l'effimera presidenza di Eulalio Gutiérrez, alla caduta di costui (1915) riparò in Spagna; tornò nel Messico nel 1920, fondò il giornale El Mundo, prese parte al movimento in favore della presidenza di Adolfo Huerta e, fallito il movimento, si stabilì di nuovo in Spagna, dove si dedicò all'attività letteraria...». Del libro, dice che è ineguale: a capitoli che sono cronistoria degli avvenimenti si alternano capitoli densi e vibranti. «Fosse tutto nella chiave dei capitoli forti, sarebbe potuto riuscire un fosco capolavoro». È quello che abbiamo fatto: trascegliendo i capitoli forti, «ecco» un piccolo, fosco capolavoro.