Una celebrità della canzone ranchera, un calciatore in declino, uno sceneggiatore alle prese con una tastiera senza ñ e un’iguana che si perde nei momenti critici, sono alcuni tra gli esseri che popolano i nuovi racconti di Juan Villoro. La concentrazione di umorismo e di tensione in queste pagine è altissima. Sei straordinari racconti e un romanzo breve, in cui i protagonisti sono colti all’apice dei loro conflitti personali, sia che decidano di commettere un omicidio, di tradire un amico o di girare una scena di nudo che potrebbe rovinargli la carriera.
Scrittore dallo stile originale e fulminante, Villoro in questi racconti rinnova la propria prosa per poter esplorare i vari registri dell’oralità degli imprevedibili e complessi soggetti messicani. L’autore gioca con i cliché che contraddistinguono il proprio paese e ricorda che, ad un amico che temeva di trasferirsi in Messico, Burroughs rispose: “Non ti preoccupare. I Messicani non uccidono che i loro amici”.
Juan Villoro è nato a Città del Messico nel 1956. Scrive soggetti per la radio e il teatro, è stato diplomatico, traduttore. Ha collaborato con importanti riviste culturali come “Vuelta”, “Nexos”, “La Jornada” e dedicato molteplici saggi ad autori latinoamericani e alla metropoli che ne è capitale. Attualmente, ogni venerdì, pubblica una rubrica sul quotidiano “Reforma”. Tra i riconoscimenti all’autore il premio di traduzione Cuauhtémoc nel 1988, il prestigioso Premio Xavier Villaurrutia nel 1999, il V Premio di Narrativa Antonin Artaud per Los culpables, nel 2008. Ricordiamo quindi i romanzi El disparo de argón (1991), Materia dispuesta (1997); le raccolte di racconti La alcoba dormida (1992), Autopista sanguijuela 1998), La casa pierde (1999).