Quello che le donne chiedono. Essere dentro il loro giardino segreto. Germogliare insieme nel corpo. Parlare con la stessa voce. "I Giardini segreti di Mogador" di Alberto Ruy Sanchez, scrittore messicano, raccontano quanto impossibile sia prestare le parole per dissetare Hassiba, novella Sherazade, cui il suo uomo ogni notte deve descrivere un nuovo giardino per avere accesso al suo amore. Sorta di piramide rovesciata delle Mille e una notte, dove al centro della scena non sono i desideri dell'insoddisfatto signore, ma i fantasmi labirintici, senza entrata né uscita, in cui il giardiniere si deve aggirare per immedesimarsi in ogni possibile cosa. Ci misi del tempo a capire che dovevo trasformare completamente i movimenti, il modo di ascoltarla, lo sguardo; doveva essere un'altra la musica del sangue, la pazienza del tatto. L'eros stesso deve trovare un suo linguaggio per descriversi senza mediazione. "I Giardini segreti di Mogador" segnano così, una spirale dopo l'altra, l'avvicinamento incantato alla stanza dorata dei desideri.