Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce. Questa celebre frase di Pascal modula il romanzo di Margo Glantz come fosse un brano musicale, sottofondo di una veglia funebre affollata e mondana cui partecipa quasi in incognito il violoncellista Nora García, ex moglie del defunto Juan, grande pianista e compositore. Persa tra i volti ipocriti e le voci pettegole dei dolenti, Nora si tuffa in un monologo interiore che le consente di rievocare il rapporto con Juan, confrontarsi con la morte e inseguire la musica che ama: le Variazioni Goldberg suonate da Glenn Gould, la romantica perfezione di Benedetti Michelangeli, la prodigiosa miscela ermafrodita della voce di David Daniels. Ma soprattutto ci parla del cuore, vero fulcro di questa narrazione incantatrice, orologio che misura il nostro tempo corporale e allo stesso tempo ci si presenta come organo del desiderio, forte e terribilmente vulnerabile. Perché la vita, sussurrano le parole di un tango, è una ferita assurda, un precipizio pronto a spalancarsi sotto i nostri piedi ma anche ad offrirci mille occasioni per ricominciare.